Nella casa in campagna c’è un vecchio armadio che non apre mai nessuno e che resiste indifferente al passare del tempo. Sta lì nella penombra di una stanza piena di cose vuote accatastate l’una sull’altra e subito dimenticate da chi, non avendo il coraggio di buttarle via, le lascia in quel luogo.
Quando posso, mi infilo in quella stanza polverosa e, senza badare agli oggetti che soffrendo di solitudine fanno di tutto per attirare la mia attenzione rotolandomi addosso, mi dirigo verso l’armadio e dischiudo lentamente le ante di legno. Contrariamente a quanto si possa immaginare, queste si aprono silenziosamente come se i cardini fossero oliati e mantenuti in buono stato e non si accorgessero del peso delle assi di quercia.
Quel gesto ferma il tempo e lo sguardo scorre sul contenuto accumulato in anni di rigoroso disordine finché il cuore non si ferma in un punto particolare, attratto da una storia bizzarra. Le mani la prendono con delicatezza e in un istante io indosso il sogno. L’armadio dei sogni sembra soddisfatto per la mia scelta perché emette scrichiolii di buon umore mentre le ante si richiudono e io mi dirigo verso la mia poltrona vicino alla finestra.
Ora la storia può iniziare.
poche righe ma incisive.