E a un dio senza senso dell’umorismo non credere mai. Ne ho incontrato uno, un dio minore e abbastanza timido, in lui avrei creduto senza perdere la ragione. Puzzavo di latte e fango e per maestre di vita avevo le croste alle ginocchia. Con la mia cerbottana avrei sconfitto il mondo per lui ma ci perdemmo sotto una luna distratta, neanche il tempo di crescere insieme e bere birra fino a raccontarci l’anima. Chissà se gli dei minori crescono come gli uomini. In fondo, penso di essere rimasto un po’ bambino per aspettare lui. Era bello giocare insieme e lui giocava da dio. Io ero invidioso però mi spiegava le cose e con questo si faceva perdonare. Mi ha insegnato la bellezza delle scelte, il pensiero diverso, il senso del mondo. E, scomparendo, mi ha insegnato che, a volte, perdere un dio è una cosa meravigliosa perché si trova se stessi.