Tratto dalla rubrica “Dillo a Della” pubblicata sulla rivista Cuori Infranti nel febbraio dello scorso anno:
Ho incontrato su FB un’amica che non incrociavo da tempo e dopo i soliti convenevoli sulla salute e i discorsi britannici sul tempo, le ho fatto i complimenti per il suo compagno xx con cui ho avuto occasione di scambiare qualche parola tempo fa. Le ho detto di averlo trovato più sereno, che nelle sue risposte usa finalmente meno di diecimila parole e che le sue citazioni, alcune autoreferenziali, sono diminuite al punto di risultare inferiori a quelle usate da Umberto Eco nei suoi libri; evidentemente i medici gli hanno trovato la giusta terapia.
In effetti, ho avvertito nel tono di lei un sussulto ma tendo a non dare importanza a queste cose.
Inoltre, proseguo, l’altro ragazzo con cui stavi prima, aspetta, come si chiama…ah, si yy, bravo giovane… ah, dici che ha sessant’anni e non è proprio un ragazzo? Anche se chiede alla mamma di poter uscire? Ma guarda che stranezza… Però, anche tu, andare per il web a raccattare casi umani, rischi di portarti in casa degli storditi!
Improvvisamente lei si ricorda perché “non ci sentiamo da tempo” e mi saluta frettolosamente dileguandosi in una nuvola di bit. Non mi ha neanche lasciato il tempo di chiederle chi avesse conosciuto recentemente, magari qualcuno con cui giocare… poi ho l’intuizione: e se io fossi stato a mia volta raccattato da lei, sarei a mia volta un caso umano?
mi sa di sì, che la voce narrante sia un caso umano.