Harlem

Girare per Harlem in agosto rende quel posto surreale; troppo intriso di Harlem1immagini cupe nate da racconti e film in bianco e nero, si presenta abbagliante e straniante. Strade deserte (i locali hanno il buon senso di stare in casa al fresco) frequentate da personaggi bizzarri la cui eleganza lascia senza parole.

 

Harlem3

Poi scendendo verso sud incontri un viale alberato e così fai pace con il mondo rovente e scopri un mondo quieto, dai ritmi pacati, dove la parola passeggio ha ancora un significato. Anche l’autobus della M1 sembra non prendersi troppo sul serio e mi regala l’ultima immagine di quel posto, scattata come sempre al volo.

 

Harlem4

La Gara

“Oooh April, come she Will!”

Il marmocchio canticchia una vecchia canzone mentre a piedi scalzi e con indosso solo un paio di pantaloni logori e una polo che aveva visto tempi migliori si dirige verso il laghetto ai margini del paese, luogo prediletto per i suoi giochi e che frequenta appena ha un momento libero dallo studio e dalle faccende della fattoria.

Wilbur, così si chiama, è il classico ragazzino di campagna scapestrato, un professionista nel mettersi nei guai, sempre con la mente rivolta alle farfalle anche quando nella scuola elementare la maestra Oldwitch spiega la lezione del giorno. Will però non si interessa solo alle farfalle anzi, la sua attenzione è rivolta anche ad una particolare farfalla seduta due banchi più avanti e che guarda sognante ogni volta che la maestra volge lo sguardo altrove.

La ragazzina è una meraviglia ma quello che attira Will è soprattutto il suo carattere forse poco femminile che le è valso il soprannome di Patty Skateboard per la sua sfrenata abilità nell’uso della tavola. Gli amici la chiamano Kate e ne hanno timore perché ha fama di essere un osso duro e i pochi che avevano osato sfidarla nelle corse o in giochi truculenti avevano avuto la peggio.

Va d’accordo solo con Will che tratta come un suo pari dalla volta che lui riuscì a batterla in una gara a perdifiato con lo skateboard. Da quel giorno anche lei, a scuola, talvolta si gira per vedere se l’amico la guarda e, quando capita, tra i due scocca una scintilla che vuole dire: “Oggi ti concio io e vedrai chi è il più forte!”.

E così, questo pomeriggio assolato della contea di Windsor sembrava il momento ideale per stabilire una volta per tutte chi fosse il migliore. Avevano deciso di fare le cose per bene, con tanto di testimoni e giudice imparziale. E’ così che i due mi hanno coinvolto distogliendomi dalla mia occupazione preferita: mangiare e rotolarmi per terra.

Vi sembrerà strano, ma per noi maiali la cosa è del tutto naturale; io poi ho una particolare predilezione per le cose fatte bene, forse sarò stato influenzato dal mio nome, Lord Hamilton, che infonde un’aura di autorevolezza e solennità. Gli amici però, in barba al mio fare austero mi chiamano Ham e io con benevolenza concedo loro questo privilegio e così ho fatto anche questo pomeriggio andando verso il laghetto all’appuntamento.

Per primo arriva Will in compagnia del suo migliore amico Buc, un grosso bracco di età incerta e andatura dinoccolata il cui nome in realtà è Starbucks per la sua nota passione verso il caffè e i fondi delle tazzine. Buc sarà il testimone di Will.

Dopo qualche minuto si presenta anche Kate portando in braccio il proprio testimone, King Size, un coniglietto nano dall’aria birbante e che tutti chiamano King. Appena messo a terra corre a cercare l’erbetta tenera e a poco a poco si inoltra nell’erba alta da cui non esce più.

“Siamo alle solite”, avrà pensato Buc avviandosi verso il prato con aria sconsolata e dal quale poco dopo esce con il coniglietto preso delicatamente per la collottola mentre ancora assapora un ramoscello saporito. Ora, con i due testimoni finalmente disponibili, possiamo iniziare la madre di tutte le competizioni, una giostra d’altri tempi per dimostrare a tutto il Vermont chi sia il migliore.

In realtà tutti gli abitanti della contea sembrano presi da tutt’altra attività, tanto che intorno alle rive del lago non c’è anima viva, se escludiamo le solite due oche un po’ sorde. La cosa però non infastidisce nessuno e la gara ha inizio in una nuvola di polvere che trovo particolarmente urticante e che mi dà la scusa per rotolarmi in una pozzanghera poco distante.

Percorrere tutto il perimetro del lago con lo skateboard lungo un sentiero dove spesso ne può passare solo uno per volta è considerato da tutti i ragazzi del posto una cosa impossibile, ma i nostri riescono a concludere la prova arrivando insieme al traguardo. Io maschero il mio stupore e mi pongo con tutta la mia imponenza di fronte alla linea di arrivo, appena in tempo per vedere i duellanti arrivarmi quasi addosso e riuscendo solo all’ultimo a contenere la loro irruenza.

Non c’è vincitore, negli occhi stravolti dei due si alternano pensieri di disappunto e di ammirazione. I testimoni ed io non possiamo fare altro che congratularci a modo nostro per l’ottima gara piena di ostacoli e la loro abilità che li ha portati alla fine davanti a me. E’ quindi con fare solenne che li dichiaro re di Windsor a parimerito.

Will, nonostante la stanchezza della prova, riesce a trovare un po’ di fiato e dice a Kate: “Sarai la mia regina!” mentre lei gli sorride radiosa.

Non c’è altro da aggiungere tranne le firme dei testimoni e del giudice: Buc King Ham.

Orsera

Talvolta i viaggi non sono delle partenze verso mete spensierate ma dei ritorni nei luoghi dell’infanzia o della giovinezza. Si effettuano in età matura con lo spirito di chi si aggrappa ai ricordi sentendosi a volte più giovane e a volte maggiormente oppresso dal tempo trascorso.

E’ un viaggio nel tempo in cui spesso il protagonista porta con sé, oltre alla memoria, anche figli o nipoti per tramandare quello che ricorda della propria storia di famiglia, anni e luoghi cari che col trascorrere degli anni vengono idealizzati e dipinti con colori delicati.

TerraAvvicinandosi alla meta gli occhi del viaggiatore riflettono l’ansia e l’emozione del momento. Essi vanno alla ricerca di elementi noti in mezzo agli inevitabili cambiamenti che un luogo subisce nei decenni; occorrono dei punti di riferimento per ambientarsi in un luogo che altrimenti risulterebbe estraneo non accordandosi col ricordo.

Lo sguardo si illumina ogni volta che qualcosa di familiare viene intravisto e scatena la voglia di raccontare tutto ciò che si è fatto o vissuto in quel particolare posto; è una frenesia del racconto che accomuna questi particolari viaggiatori con i bambini che, colti dallo stupore di una cosa nuova, corrono trafelati a raccontarlo ai genitori accavallando i pensieri alle parole.

LemeE’ altresì un viaggio nella tristezza quando si constata che cose care non esistono più o sono state trasformate dallo scorrere del tempo, la delusione coglie anche quando, di fronte allo spettacolo di un luogo agognato, non lo si vede più con gli occhi di un tempo essendo noi stessi cambiati con la stessa rapidità dei luoghi d’infanzia.

Il ritorno ad Orsera, incantevole paese dell’Istria sulla costa che volge verso l’Italia, non fa eccezione. Qui la ricerca passa attraverso i campi di terra bruna e i filari delle vigne che ci accompagnano fino a vedere il paese arroccato sulla collina che domina il mare, alla foce del Canal de Leme, dove la vista delle 18 isolette cattura l’anima e i ricordi.

Si va alla ricerca della Casa Vecia, della Casa Nova passando per Santa Fosca, Sant’Antonio, San Martino in un intrico di stradine anguste e piazzette colorate di fiori in cui echeggia ancora il dialetto veneziano e i richiami delle persone che le hanno popolate: Lina la Brontola, Tonin Vin Bon, Bepi Moscato e innumerevoli altri, tutti rigorosamente col loro soprannome tanto che se venivano chiamati col loro vero nome neanche si voltavano.

Il paese è negli anni cresciuto, si è per fortuna espanso senza perdere però la sua caratteristica di borgo romano. Il cuore è restato inalterato e conservato con cura per la felicità di chi torna e il piacere dei nuovi visitatori. Il porticciolo alterna pescherecci senza tempo e moderne barche da diporto e anche la frenesia dei nuovi luoghi di divertimento non scalfisce la placida collina e le sue antiche case.

Un giorno porterò qui anche i miei figli per raccontare loro storie di contadini e pescatori, nonni e bisnonni dai nomi buffi ma che ispirano una tenerezza di altri tempi. Un luogo che, martoriato dalla storia, è stato sapientemente conservato per tutti, nuovi e vecchi viaggiatori.

Orsera