Lo spezzatino

Oggi è la giornata giusta per lo spezzatino con patate, ricetta originale di Nonna, profumi e sapori compresi. Lo so, lo spezzatino non porta con sé quell’aura di gastronomia ricercata e anche le sue immagini ricordano più il brodo primordiale che una pietanza con una propria dignità espressiva ma, non a torto, è un comfort food, avendo la capacità come poche, di riportarti all’infanzia.

Una cottura a fuoco lento che mette insieme carne tagliata accuratamente a pezzettini, puliti e coccolati ad uno ad uno, infarinati e tuffati nel soffritto di battuto, inebriati mentre il vino sfuma e annegati nel brodo di carne che aiuterà la cottura. Le patate arrivano dopo, quando i giochi sembrano fatti e la carne pensa di essere pronta e unica protagonista; invece arrivano loro a sgomitare nella loro crudità, scansando i pezzi morbidi di carne, stufati e intontiti da infiniti giri ogni pochi minuti perché non si intrattengano troppo a lungo con il fondo del tegame. Una manciata di pinoli crea sempre un certo scompiglio quando viene messa in pentola ma poi, un nuovo bicchiere di brodo calma gli ardori e prolunga la cottura.

Alla fine occorre il riposo e, mentre il pane di casa si tosta leggermente, il vino di Piero viene aperto al momento giusto, la musica risuona in testa.

Io, Flavio e il Cioccorì

I viaggi nel tempo esistono. Ne ho avuto la conferma una sera a teatro, ascoltando i racconti di Flavio che parlavano di un De Andrè inedito. O forse no, forse in cuor nostro, da genovesi, lo abbiamo sempre sentito così e il racconto è solo servito a farci immaginare meglio scene che sapevamo appartenerci. E’ stato un susseguirci emozionante di racconti parlati e musicati, merito anche degli arrangiamenti di un Vittorio che con aria sorniona metteva l’anima nella chitarra.

Ho ascoltato il contastorie con un pizzico di invidia e riconoscenza per aver saputo catturare momenti di vita del cantastorie e condividerli con noi in sala, in uno spettacolo che avrebbe potuto continuare all’infinito senza annoiare e svelare nuove storie da raccontare a chi non c’era.

Flavio2

La panchina

Sono sempre stato preso in giro per la mia attrazione verso le panchine. E non è solo una questione di età per la quale queste rappresentano il luogo di riposo ideale. Ci sono panchine che invece rappresentano un’idea del mondo, un modo di vederlo e di essere. 

Si, è vero, a Parigi, con un ginocchio gonfio, sono passato da una panchina all’altra, subendo le ilarità della famiglia che però non considera una cosa: generalmente, le panchine vengono poste in luoghi che valgono la pena di essere osservati; dove occorre dedicare tempo e sguardi.