Il paese dei libri

Paese dei libriSono stato a Hay-on-Wye qualche tempo fa e ne ho un ricordo talmente vivido come pochi luoghi mi hanno ispirato. Un piccolo paese fatto di libri, diventato “principato autonomo” per volere di un vecchio libraio del luogo, con tanto di balzello (simbolico) da pagare quando si attraversa il fiume Wye per passare dal Galles all’Inghilterra. Tornato a casa, per un classico caso di serendipità, mi sono imbattuto nel libro di Paul Collins che mi ha fatto rivivere quei momenti.

Paese dei libri

Paese dei libri

I Canti di Genova

Se Chatwin avesse visitato Genova avrebbe scritto “I Caruggi e i Canti”. I canti australiani che lo hanno ispirato evocano nei vecchi abitanti di Genova altri significati altrettanto poetici cui vanno con la memoria ogni volta che ne sentono il nome. Ormai più luoghi della mente in cui ritrovare la propria storia che gli angoli della vecchia città in cui si ritrovavano da giovani.

CantiOggi la mia fantasia di viaggiatore percorre Strada Nuova con lo sguardo rivolto verso l’alto e guarda la Meridiana per orientarsi nel tempo. Poi sente l’odore del mare e imbocca la discesa trovando i Canti, la Posta Vecchia, la Pellicceria e le Vigne fino al Coro.

Sono tutti nomi di un altro tempo in cui i genovesi vivevano la propria città vecchia fatta di vicoli angusti e palazzi augusti; oggi, imboccando via ai Quattro Canti di S.Francesco da piazza della Meridiana troviamo un lastricato pulito e i dehors di vecchi locali rinnovati, ma quando il vicolo si restringe restano i canti, gli angoli, che nel nome e nel ricordo portano con se una serena musicalità.

VicoliLa luce filtra a fatica tra le case e si perde illuminando prima i vasi da fiori appesi alle finestre, i panni stesi tra un palazzo e l’altro e gli affreschi dei piani alti; oggi questi vicoli non odorano più di emarginazione ed abbandono, i turisti si aggirano con la cartina in mano districandosi in una selva di impalcature erette per le innumerevoli ristrutturazioni.

A ridosso del mare, tra le Vigne e S.Giorgio si assiste ad una invasione culturale che ha scalzato le vecchie attività commerciali storiche a favore delle nuove esigenze e tendenze degli abitanti di oggi che domani già si sposteranno altrove lasciando spazio a nuovi abitanti come è nelle caratteristiche delle città di mare.

I canti restano gli stessi nonostante gli echi di lingue diverse, il dialetto genovese è presente solo nei vecchi intonaci dei palazzi e nei marmi ed ardesie che ornano gli imponenti portoni patrizi. Per chi vi si aggira senza meta resta lo stupore che prende l’anima quando, dopo aver percorso con circospezione un vicolo buio, questo sfocia in una piazzetta assolata su cui si affacciano palazzi di una bellezza da piangere.

Si scoprono così in Pellicceria la Galleria Spinola, in piazza delle Vigne una chiesa stupenda e piccoli particolari dietro al Coro delle Vigne dove in un chiostro nascosto è nato lo scoutismo italiano.

E la sorpresa è destinata a durare perché nonostante il tempo dedicato a questa scoperta, ci si rende conto di aver esplorato solo una piccolissima parte della storia di Genova.

Pauline

PaulineIl cartello recita: “Pauline Bordeaux, copiste au Musée du Louvre”. Ho incontrato Pauline in Saint-Germain-des-Prés; era un pomeriggio di agosto e, nonostante il caldo, lei era fresca come una rosa. Sempre intenta a sistemare i suoi disegni con l’aiuto di mollette da bucato, appoggiati a un drappo posto su un paio di sedie. Dietro, il carrello della spesa completava il suo atelier mobile. Per quindici euro vendeva piccole riproduzioni di quadri o loro dettagli; ma la vera bellezza era lei e il suo sorriso.

 

Pauline