Il parcheggio

ParcheggioIl parcheggio dell’auto vicino a casa segue il principio di indeterminazione di Heisenberg secondo il quale, se ricordi quando hai parcheggiato non puoi sapere dove e se ricordi dove hai parcheggiato, sicuramente non si tratta dell’ultima volta.

La mattina occorre effettuare estenuanti ricerche quantistiche per sperare di incontrare nello spazio-tempo la propria auto. Si tratta di un vero e proprio processo stocastico che si può sviluppare seguendo diverse correnti di pensiero. Tale pensiero parte da uno stato di lieve seccatura per passare ad uno di vivo disappunto. Nei casi peggiori si arriva a manifestare la propria contrarietà con escandescenze pubbliche.

Nel caso si individui l’auto al primo tentativo, il principio di indeterminazione farà si che il motore non parta o che, una volta avviato, non possiate uscire dal parcheggio perché bloccati da qualcuno in doppia fila o, in caso di miracolosa partenza, la corsa si fermi pochi metri dopo dietro il camion della spazzatura.

E ora domandatevi perché i fisici prediligono andare a piedi…

Jogging

JoggingNon c’è scampo: ogni volta che faccio vedere questa foto vengo sommerso da frasette di dileggio e sorrisini maliziosi. Devo sopportare tutto ciò quando, invece, si tratta di uno scatto preso al volo in circostanze rocambolesche, mirando quasi alla cieca tra le teste delle persone che mi precedevano.

Naturalmente, il senso di Andrea per Parco ha fatto del suo meglio, componendo un’immagine che mette in risalto il rapporto tra madre e figlia, sottolineato dallo sguardo che li unisce. Lui adorante e lei compiaciuta. 

Perché in fondo, mica potevo dire che avevo incrociato una bella xxxx in Central Park e per botta di xxxx mi è venuta fuori una foto speciale. O no?

La luna bussò

 

La Luna bussò alle porte del buio. Rispose Venere che, scendendo dal letto in pigiama, diede una pedata al comodino vedendo le stelle. Vide la Luna e subito le andò di traverso. Le due si guardarono attraverso il tempo per un attimo cosmico e Venere disse: “Non abbiamo bisogno di nulla!” e se ne andò altera, bella come una dea assonnata.

Allora la Luna bussò nel sogno di un passante. Rispose il bambino che era in lui e gli occhi pieni di meraviglia la fecero innamorare. Divenne piena anche al primo quarto e illuminò la strada del viandante.
E poi…

e poi il viandante versò una lacrima: mai la Luna gli era stata gentile, ma quella sera lei vide in lui l’oscurità, e gli donò la luce.

Nel tempo si accorse che la luce era già in lui e la Luna fece solo la magia di fargliela scoprire.

Così il viandante sigillò la luce nel suo cuore come un gioiello nello scrigno: gli avrebbe tenuto compagnia durante il cammino.

E il bambino, la donna, il vecchio e tutte le parti della sua anima si risvegliarono nella luce. Tutte insieme iniziarono a parlarsi, a dirsi le cose che erano finite infrattate nei recessi più scuri della mente. Fu uno scoppio di serenità. Alcuni la chiamano illuminazione.

E come pezzi di specchio infranto, l’anima si ricompose, riflettendo per sempre la sua gioia, pur non nascondendo le ombre: perché, si sa, la Luna conosce ogni segreto e sa sempre come indicare il cammino.