Attesa

Non lo stavo veramente fissando, ad essere sinceri era un tipo repellente ma, come forse succede in questi casi, l’occhio torna a guardare l’orrore che lo ha colpito come la lingua fa col dente dolorante e, ogni volta, scopre cose che non avrebbe mai voluto vedere. Scommetto che il mio occhio me lo ha fatto apposta a soffermarsi sulla canottiera bianca anzi, bianco-sporco; lui sa quanto le detesti e poi quella catena d’oro, si, non una catenina ma proprio una catena, di quelle che se cadi in acqua dove non tocchi sei spacciato.

La seduta stravaccata sulla sedia sicuramente non aiutava a fare buona impressione ma il tocco di classe era dato sicuramente dalla copia di Tuttosport stropicciata ed esibita come un predicatore fa con la propria bibbia. D’improvviso il “tipo” emette un suono e ammetto di aver impiegato un po’ troppo tempo a capire che si trattava di parole e ancor più nel tentativo di individuare un senso facendo affidamento alle lingue note; per fortuna il suo vicino di sedia ha emesso un suono simile e, pare, risolutivo perché il “tipo” ha annuito soddisfatto. Continua a leggere Attesa

L’armadio dei sogni

Armadio-Interpretazione-dei-sogniNella casa in campagna c’è un vecchio armadio che non apre mai nessuno e che resiste indifferente al passare del tempo. Sta lì nella penombra di una stanza piena di cose vuote accatastate l’una sull’altra e subito dimenticate da chi, non avendo il coraggio di buttarle via, le lascia in quel luogo.

Quando posso, mi infilo in quella stanza polverosa e, senza badare agli oggetti che soffrendo di solitudine fanno di tutto per attirare la mia attenzione rotolandomi addosso, mi dirigo verso l’armadio e dischiudo lentamente le ante di legno. Contrariamente a quanto si possa immaginare, queste si aprono silenziosamente come se i cardini fossero oliati e mantenuti in buono stato e non si accorgessero del peso delle assi di quercia. Continua a leggere L’armadio dei sogni

Istanbul

IstanbulLo so, a certe cose non si pensa ma poi succede che te le trovi davanti che ti chiamano per nome e devi ammettere che anche tu non sfuggi alle varie tappe della vita. Una di queste si è accorta di me un giorno a Istanbul quando ero serenamente indaffarato alla ricerca di un autobus che mi portasse fuori città. La cosa potrebbe sembrare elementare ma intorno al ponte Galata non si può mai dire e si fa presto a dire: “Chiedi a un autista”,  ti metti a cercare qualcuno che corrisponda allo stereotipo dell’autista, aria scocciata e annoiata, atteggiamento distaccato di superiorità esistenziale e cronico odio verso la categoria dei “passeggeri” ma la ricerca risulta vana e ti accorgi alla fine che gli autobus vengono guidati da persone senza divisa, indistinguibili da qualunque altro soggetto locale. Continua a leggere Istanbul