Dio minore

E a un dio senza senso dell’umorismo non credere mai. Ne ho incontrato uno, un dio minore e abbastanza timido, in lui avrei creduto senza perdere la ragione. Puzzavo di latte e fango e per maestre di vita avevo le croste alle ginocchia. Con la mia cerbottana avrei sconfitto il mondo per lui ma ci perdemmo sotto una luna distratta, neanche il tempo di crescere insieme e bere birra fino a raccontarci l’anima. Chissà se gli dei minori crescono come gli uomini. In fondo, penso di essere rimasto un po’ bambino per aspettare lui. Era bello giocare insieme e lui giocava da dio. Io ero invidioso però mi spiegava le cose e con questo si faceva perdonare. Mi ha insegnato la bellezza delle scelte, il pensiero diverso, il senso del mondo. E, scomparendo, mi ha insegnato che, a volte, perdere un dio è una cosa meravigliosa perché si trova se stessi.

 

La penna del diavolo

La penna

Un certo numero di anni fa, scrivevo su un blog chiamato “La penna del diavolo”. Lo avevo scovato per caso, in uno dei vari momenti di serendipità che capitano girovagando su internet e subito mi ha colpito per il fatto che non si trattava solo di un contenitore in cui chiunque volesse poteva scrivere le proprie storie; in quel luogo vigeva una regola, semplice ma intrigante: ogni settimana, a turno, un partecipante stabiliva il titolo del racconto che poi, tutti, avrebbero scritto nella settimana successiva.

Naturalmente il titolo era comune a tutti, ma ciascuno avrebbe scritto la storia che più lo avrebbe ispirato. Ciò che mi divertiva era il fatto di poter interpretare in senso molto esteso il titolo, attribuendogli sempre significati non letterali, potendo, così, spaziare in un mondo di fantasia che, alla fine, stupiva i lettori perché non rappresentava affatto quello che si aspettavano di leggere.

Quel blog non esiste da tempo, è stato portato via con la chiusura di Splinder, una piattaforma blog molto diffusa. Dopo la chiusura, sono migrato verso un altro luogo in cui pubblicavo un paio di racconti al mese e la cosa è andata avanti per circa due anni ma senza quella vivacità che animava quella prima esperienza.

Alcuni racconti sono stati inclusi nella raccolta “Panchine sul bordo del mondo”, altri sono nel cassetto in attesa della prossima pubblicazione.

A volte, ripensandoci, mi piacerebbe che qualcuno mi desse un titolo, una frase a caso, per vedere se sono ancora in grado di costruirci una storia intorno. Chissà.